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L'isola di Gorgona

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on April 1, 2017 at 9:05:44 am
 

 

 

 

 

Istruzioni

CASI   Non me la racconti giusta  Anche se non sono gigli           InGalera           L'isola di Gorgona  Avrei qualcosa da dirti 

TEMATICHE

                         

RIEDUCARE NEI LUOGHI DI CONFINE

                          

 

 

Il mondo della marginalità ospita un’ampia gamma di avventure umane, di biografie, di storie di vita, ognuna capace di dar conto della società in cui viviamo e delle trasformazioni che la rendono così fragile e precaria. La marginalità è molteplice e così anche le forme del disagio, della devianza, dello svantaggio, della povertà, ognuna riconducibile a contesti e luoghi specifici. In alcuni di questi luoghi, più di altri, è presente una maggior concentrazione di fenomeni marginali. E’ questo è proprio il carcere, luogo indiscutibile di marginalità, fortemente condizionato dalle trasformazioni sociali, ma anche dalle caratteristiche personali di coloro che ne fanno parte.

 

Il carcere, nato come un luogo di degradazione fisica e morale della persona che vi viene costretta, si è proposto come luogo principe della pena tipica della modernità: una pena asettica, priva di inflizioni corporali, e dunque – apparentemente – rispettosa dell’umanità degli individui che vi sono reclusi, perfettamente misurabile nel tempo della sua esecuzione e commensurabile alla gravità del fatto commesso.  L’idea utilitaristica della pena, nel senso di essere utile anche per il condannato, raggiunse il suo culmine nell’epoca del Welfare State, dove il carcere diventa un luogo dello Stato del benessere, deputato al recupero delle persone svantaggiate e devianti. A metà tra la teoria dell’emenda e quella dell’integrazione sociale, si colloca la finalità rieducativa della pena voluta dalla art.27, comma 3 della Costituzione Italiana.

 

 

La pena deve puntare al recupero umano e sociale del reo, contrastare fenomeni di discriminazione lavorativa e favorire l’inserimento sociale, formativo e professionale delle persone soggette a restrizione della libertà, volte a ridurre la recidiva e l’illegalità nel territorio. Il paradigma diventa allora centralità della persona, la partecipazione al lavoro e l’attivazione di risorse economiche. Fondamentali sono la creazione di intese tra gli enti istituzionali e le cooperative, le associazioni di volontariato presenti sul territorio, che operano a stretto contatto con l’Istituto. Ed è in questo scenario che si progettano e attuano interventi trattamentali tesi a migliorare i percorsi di rieducazione, avviati per formare i detenuti e favorire il loro reinserimento nella società dopo aver scontato la pena; percorsi sempre più costruiti sulla base delle esigenze e delle caratteristiche del singolo individuo.

 

Partendo da queste premesse, la questione pedagogica e pertanto il trattamento rieducativo dei detenuti, deve partire da una attenta analisi delle caratteristiche che la compongono al fine di realizzare interventi educativi di qualità, dotati di senso, intesi a trasformare l’esistente e in tal senso a permettere alla persona il superamento di condizioni di soggezione alienazione, illibertà. Ciascun progetto e percorso pedagogico dovrebbe configurarsi fortemente aderente alla realtà, non necessariamente basato su curricoli formali o standardizzati: sono soprattutto le occasioni di educazione non formale che consentono al soggetto di far emergere tutta la ricchezza personale e di sviluppare potenzialità e capacità che diversamente rimarrebbero inespresse.

 

L’intento di questo ambiente di apprendimento è di offrire spunti di riflessione sul tema della marginalità, l’esclusione sociale a partire dal ruolo della pedagogia in carcere e dei processi formativi rivolti a questi soggetti che vivono la condizione di reclusione, attraverso la presentazione di casi reali e i punti di vista, che testimoniano l’adozione di interventi formativi “non convenzionali” capaci di innescare reali cambiamenti di prospettiva e sostenere lo sviluppo di competenze e peculiarità proprie del detenuto.

 

 

 


 

Educazione formale

vs

Educazione informale 

 
 
 

Esclusione

vs

inclusione 

 
 
 

Ozio

vs

Responsabilizzazione

 
 
 

Rieducare

o

Punire? 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Transfer Cases Glossario Credits

 

 

 

 

      RIEDUCARE NEI LUOGHI DI CONFINE
  

CASI

Non me la racconti giusta  Anche se non sono gigli  InGalera  L'isola di Gorgona  Avrei qualcosa da dirti 
TEMATICHE                          

L'ISOLA DI GORGONA

 

 

L’istituto penitenziario di Gorgona, sottosezione del carcere di Livorno, è una delle poche realtà carcerarie italiane in cui i detenuti godono di enormi spazi di libertà, e del contatto con animali non umani ed è loro garantito l’accesso al lavoro di tipo agricolo e da allevamento, regolarmente retribuito seppur in minima entità. Il progetto “L’isola che c’è”, avviato nel 2014 dal veterinario dell’isola Marco Verdone, coadiuvato dal direttore del carcere Carlo Mazzerbo, ha consentito l’interruzione delle attività del macello dell’isola con conseguente introduzione degli animali, ufficialmente graziati, in un percorso terapeutico per i detenuti, finalizzato alla costruzione di percorsi rieducativi del condannato ispirati ai principi di pace e della non violenza. Si tratta di una riflessione non solo animalista ma anche sociale: Non più uccidere gli animali ma prendersi cura di loro, sviluppare empatia e diventare persone migliori, non procurare morte e dolore ad esseri indifesi.

 

Attraverso questo progetto si è voluto dimostrare che le carceri non devono essere considerate, come spesso accade, soltanto luoghi di afflizione ma anche spazi che restituiscano alla società uomini migliori. Gli animali degli allevamenti intensivi e i carcerati, per condizione, hanno tratti in comune fra loro e forse è per questo che si possono creare relazioni straordinarie fra detenuto e animale, dove gli uomini specchiano le loro anime in esseri viventi capaci di trasmettere sentimenti privi di giudizi.

 

 

Purtroppo nonostante Gorgona sia stato un innovativo modello di formazione alla non violenza, una vera e propria eccellenza del sistema carcerario italiano e fonte di ispirazioni per le realtà carcerarie di tutto il mondo, la sua attività è stata interrotta a febbraio del 2015, dove a seguito del trasferimento del suo allora direttore, il macello ha ricominciato la sua truculenta attività. Tutt’ora sono in corso campagne a supporto del proseguimento di questo benefica iniziativa.

 

 

Prospettive

 

Marco Verdone, medico veterinario di Gorgona e post-omeopata ha dichiarato: “Come può un carcerato, magari finito lì per omicidi o delitti di sangue, riabilitarsi, come ci dice la nostra costituzione, se per lavoro “premiale” gli viene proposto di uccidere un animale indifeso? Come può avvenire la riabilitazione verso un percorso di pace, se parte di tale riabilitazione sta nell’uccidere? Perchè non trasformare invece Gorgona in una isola di pace, dove il bene comune e la pacifica coabitazione tra uomini ed animali possono diventare un esempio concreto per collettività.

 

Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, ha definito Gorgona “un modello rispettoso dei principi di Cesare Beccaria, il cui principale obiettivo deve essere il recupero della persona (…), che dovrebbe costituire un riferimento anche per tutti gli altri istituti di pena (…) per il carattere di sperimentalità ed eccellenza che Gorgona rappresenta”.

 

Felice Nava, responsabile dell’Unità operativa sanità penitenziaria dell’azienda Usl 16 di Padova che ha seguito progetti su Pet Therapy e carcere, ha dichiarato che la terapia assistita con gli animali è uno strumento riabilitativo e terapeutico estremamente potente, con risultati efficaci nel ridurre la recidiva di commissione di reati ma anche nel riconoscimento delle emozioni e dell’affettività.

 

 

 

Approfondimenti:

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2166

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_276_allegato.pdf

 

Servizio televisivo pubblico (RAI 2 - CRONACHE ANIMALI) del 22.05.2016


 

 

 

 


 

 

 

 

 

Educazione formale

vs

Educazione informale 

 

 

 

 

 

Esclusione

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inclusione 

 

 

 

 

Ozio

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Responsabilizzazione

 

 

 

 

 

Rieducare

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Punire? 

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