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L'ISOLA DI GORGONA
L’istituto penitenziario di Gorgona, sottosezione del carcere di Livorno, è una delle poche realtà carcerarie italiane in cui i detenuti godono di enormi spazi di libertà, e del contatto con animali non umani ed è loro garantito l’accesso al lavoro di tipo agricolo e da allevamento, regolarmente retribuito seppur in minima entità. Il progetto “L’isola che c’è”, avviato nel 2014 dal veterinario dell’isola Marco Verdone, coadiuvato dal direttore del carcere Carlo Mazzerbo, ha consentito l’interruzione delle attività del macello dell’isola con conseguente introduzione degli animali, ufficialmente graziati, in un percorso terapeutico per i detenuti, finalizzato alla costruzione di percorsi rieducativi del condannato ispirati ai principi di pace e della non violenza. Si tratta di una riflessione non solo animalista ma anche sociale: Non più uccidere gli animali ma prendersi cura di loro, sviluppare empatia e diventare persone migliori, non procurare morte e dolore ad esseri indifesi.
Attraverso questo progetto si è voluto dimostrare che le carceri non devono essere considerate, come spesso accade, soltanto luoghi di afflizione ma anche spazi che restituiscano alla società uomini migliori. Gli animali degli allevamenti intensivi e i carcerati, per condizione, hanno tratti in comune fra loro e forse è per questo che si possono creare relazioni straordinarie fra detenuto e animale, dove gli uomini specchiano le loro anime in esseri viventi capaci di trasmettere sentimenti privi di giudizi.
Purtroppo nonostante Gorgona sia stato un innovativo modello di formazione alla non violenza, una vera e propria eccellenza del sistema carcerario italiano e fonte di ispirazioni per le realtà carcerarie di tutto il mondo, la sua attività è stata interrotta a febbraio del 2015, dove a seguito del trasferimento del suo allora direttore, il macello ha ricominciato la sua truculenta attività. Tutt’ora sono in corso campagne a supporto del proseguimento di questo benefica iniziativa.
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