Educazione Formale vs Educazione Informale


 

 

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EDUCAZIONE FORMALE VS EDUCAZIONE INFORMALE

 

 

Promuovere percorsi educativi in carcere risponde a due precisi compiti nella nostra società: da una parte il dovere costituzionale disposto dall’art.27, che evidenzia la tutela dei diritti umani di ogni persona come la formazione e il reinserimento sociale e dall’altra anche il dovere di trovare strategie formative e mettere a punto delle “buone pratiche” in carcere.

 

Accanto ai contesti formativi di tipo formale come la scuola, si affiancano anche percorsi informali che prediligono metodi e tecniche non convenzionali. Dalla mediazione con attività artistiche, il cui processo creativo del “fare arte” aiuta a produrre benessere e migliorare la qualità della vita, alla mediazione con gli animali che promuove lo sviluppo di capacità relazionali e stimola l’attività cognitiva e motoria.

 

Le attività artistiche come il teatro, la pittura, la scrittura, la poesia, la musica, i laboratori espressivi, la realizzazione di prodotti editoriali e altro ancora, vanno considerate come attività pedagogiche in quanto consentono di esprimere la creatività della persona e contribuiscono a liberare potenziali attitudini e competenze. Grazie alla loro azione si combatte contro la lacerazione della personalità apportata inevitabilmente nel momento in cui vite la privazione della libertà personale.

 

Attività educative di tipo non formale come il teatro, i laboratori di cinematografia o altre forme di espressività corporea, permettono al detenuto di allontanarsi simbolicamente dalla condizione detentiva assegnatagli dalle istituzioni: il detenuto ha l’opportunità di manifestare certi aspetti del suo carattere, di esprimere sentimenti e stati d’animo, che altrimenti verrebbero repressi, fino a destare in lui odio e risentimento contro il mondo circostante.

 

La pittura e il disegno costituiscono delle attività che incrementano un rapporto positivo con la propria storia personale, e la possibilità di ritrovare spazi e parti di sé alternative alla condizione quotidiana a cui si è sottoposti.

 

Il metodo autobiografico consente al soggetto di creare un luogo in cui poter rielaborare creativamente la propria esperienza soggettiva, difendendone l’unicità all’interno di una dimensione collettiva condivisa con l’intento di immaginare un senso di libertà che altrimenti non è consentito.

 

L’arte è lo strumento attraverso il quale possiamo esprimerci, un modo per manifestare la nostra creatività: creiamo arte curando un giardino, modellando la creta o nel cucinare dando ai pensieri la forma che desiderano avere.

 

Ma anche percorsi rieducativi fondati sulla interazione uomo-animale possono essere particolarmente efficaci in contesti di estrema marginalità come il carcere nella promozione della ‘rieducazione affettiva’ dei detenuti, abituandoli nuovamente a prendersi cura di qualcuno attraverso una serie di gesti semplici di accudimento dell’animale come dargli da bere, da mangiare o dei premietti. L’esperienza mediata dall’animale aiuta nel riconoscimento delle proprie emozioni, che influiscono sul modo di interpretare la realtà dando la possibilità di migliorare se stessi e i rapporti interpersonali proprio perché al centro del rapporto c’è la relazione e non la prestazione.

 

 

 

 

 

Educazione formale

vs

Educazione informale 

 
 
 

Esclusione

vs

inclusione 

 
 
 

Ozio

vs

Responsabilizzazione

 
 
 

Rieducare

o

Punire? 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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