Avrei qualcosa di dirti è un progetto di scrittura creativa rivolto ai detenuti stranieri e italiani della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino e finalizzato alla costruzione di un percorso formativo e creativo, sia dal punto di vista linguistico che secondo la prospettiva di rieducazione di soggetti reclusi.
Avrei perché non sempre il detenuto ha le parole adatte (o non conosce) a descrivere le proprie emozioni;
Avrei perché nella realtà carceraria il diritto di parola non è un’oviettà;
Avrei perché non è detto che si abbia sempre il coraggio;
Qualcosa da dire, invece ce l’hanno tutti: la propria storia personale, i propri sentimenti, dubbi e paure.
Il percorso della durata di circa 20 ore, si è concluso con la realizzazione di un blog/sito di poesie e pensieri a cura dei carcerati. Alcuni elaborati, con la mediazione dell’insegnante, sono stati pubblicati online consentendo ai lettori della rete di commentare gli articoli.
La scrittura nei carceri come potente strumento di comunicazione ha favorito l’integrazione tra reclusi provenienti da diverse zone del mondo e la loro cultura e lingua d’origine, l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità e stima di sé e dunque stimolato la motivazione personale all’apprendimento.
Prospettive
Duccio Demetrio, accademico e scrittore italiano, ha sostegno dell’importanza della scrittura nei percorsi rieducativi ha dichiarato: “Uno scrivere come riscoperta della propria esistenza e resistenza umana come “emblema di vitalità del pensiero di una sensibilità che non intende arrendersi, del desiderio di riscatto. Ai propri occhi innanzitutto”.
Erri De Luca, scrittore, traduttore e poeta sostiene che “la scrittura in esilio, in prigione, in un assedio ha il valore aggiunto di sospendere il tempo della pena. La scrittura, interrompe l’assedio, cancella le sbarre dietro una pagina aperta davanti al naso”.
Gustavo Zagrebelsky, noto giurista italiano, afferma che il numero di parole conosciute ed utilizzato è direttamente proporzionale al livello dell’uguaglianza delle possibilità e dello sviluppo della democrazia. Maggiore è il numero di parole che si conoscono e che si utilizzano e maggiore è il numero di possibilità di un individuo di dare ragione delle dinamiche degli eventi, maggiore è la possibilità di dominare le emozioni, di riempire il silenzio di parole che vengono ascoltate fondendosi e confondendosi con quelle degli altri
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